In un programma di routine in full-body si allenano tutti i muscoli del corpo in unica sessione di allenamento da 1 fino a 3 volte a settimana. Al contrario, quando si segue una bro split routine si dividono i gruppi muscolari o tipi di movimento (es. spinta, tirata) in giorni diversi. Se ci si allena 3 volte a settimana per esempio, un giorno sarà dedicato a dorsali e pettorali, la sessione successiva all’allenamento delle gambe quindi ai gruppi muscolari rimanenti ovvero braccia e spalle. La frequenza di allenamento per distretto muscolare sarà quindi più ridotta rispetto ad una full-body routine.
Personalmente credo che le routine di allenamento in fullbody siano le più interessanti ed efficaci per un natural bodybuilder. Negli ultimi tempi sono state molto sottovalutate per dar più spazio alle split dei campioni dell’Olympia, allenamenti per mezzo di macchine, più allenamenti di pompaggio rispetto a quelli per lo sviluppo della forza. Credo poi che il nostro corpo sia un sistema biomeccanico straordinario che funziona in perfetto equilibrio e coordinazione – trovo l’idea di compartimentalizzare sempre più l’allenamento attraverso le nuove routine del bodybuilding moderno, una soluzione poco produttiva ai fini di massimizzare lo sviluppo muscolare ed estetica del corpo.
Credo fermamente nell’importanza di un ritorno alla scoperta dei movimenti del nostro corpo piuttosto che al tentativo disperato di diventare sempre più grossi. La crescita muscolare è un’inevitabile conseguenza di un sovraccarico progressivo su movimenti ragionati e pianificati nel tempo.
Tutti i bodybuilder professionisti prima degli anni ’60 o ’70 utilizzavano routine in fullbody per costruire i loro fisici impressionanti. Questo include signori come Arnold Schwarzenegger, Steve Reeves, Reg Park e Leroy Colbert.
E’ sicuramente vero che i bodybuilder di oggi sono più grossi dei professionisti della Golden Age ma, bisogna anche conto che, la quantità e la varietà di steroidi utilizzati oggi è più alta che mai. Questo spiega i fisici da freak dei bodybuilders moderni, non perché alcuni di loro hanno abbandonato l’allenamento in fullbody per passare ad una split routine.
In un allenamento in monofrequenza si rischia più facilmente di aggiungere junk volume (sets inutili) al proprio allenamento perchè il fine ultimo della sessione diventa la ricerca esasperata del massimo pump e cedimento muscolare. Una routine in fullbody può prevedere una sessione di allenamento dei pettorali con 5 serie di panca piana. In una split routine invece, nella giornata dedicata ai pettorali (chest day), oltre alle 5 serie di panca piana, si aggiungeranno altre 5 serie di panca inclinata, 3 serie di croci e 3 serie a cedimento di piegamenti a terra – decisamente molto più volume rispetto alle “sole” 5 serie di panca piana della sessione in fullbody.
Nella maggior parte dei casi tuttavia, questo aumento del numero delle serie dedicate all’allenamento dei pettorali, non si traduce in un aumento di volume qualitativo. Se l’intensità di carico è adeguata, 5 serie di panca piana concentrate in una singola sessione di allenamento possono essere sufficienti per stimolare la crescita dei pettorali – nei sets aggiuntivi, nella maggior parte dei casi, non saremo più in grado di mantenere la stessa intensità, livello di sforzo (effort) e concentrazione (focus).
Se si passa per esempio alla panca inclinata, la si potrà eseguire solo con un’intensità minore rispetto alla nostra capacità reale perchè i pettorali saranno già affaticati dai primi 5 sets di panca piana. Il risultato è che si ottengono rendimenti marginali significativamente decrescenti. Si estrae molto meno valore da ogni esercizio successivo. Al contrario in una routine in fullbody il volume allenante è molto più qualitativo: saranno previste meno serie per ciascun distretto muscolare ad ogni sessione di allenamento ma le stesse saranno molto più efficaci e stimolanti in quanto si potrà mantenere un più alto livello di intensità.
Principianti – poichè il primo obiettivo è sempre quello di imparare la corretta esecuzione dei movimenti principali e poichè si avrà una più limitata capacità di lavoro (o massimo volume recuperabile) rispetto ad un atleta con più esperienza di allenamento.
Adulti anziani – per preservare le abilità motorie, ridurre il rischio di cadute, fratture, rallentare la perdita di massa muscolare (sarcopenia) e preservare la salute dell’intero apparato muscolo-scheletrico con l’inserimento di esercizi multi-articolari, meglio se a catena cinetica-chiusa.
Per chi vuole solo mantenersi in forma – per chi non ha particolari obiettivi di sviluppo della forza o della massa muscolare ma vuole semplicemente fare esercizio fisico 1 o 2 volte a settimana. In questi casi l’allenamento in fullbody è l’approccio più efficace ed ottimale.
Per chi vuole dimagrire – in quanto, come descritto sopra, le routine in fullbody prevedono esercizi multi-articolari più tassanti a livello nervoso e metabolico, coinvolgendo un numero maggiore di distretti muscolari nello stesso movimento.
Per chi si può allenare massimo 3 volte a settimana – in questi casi le routine in fullbody permettono di massimizzare le opportunità di stimolazione della sintesi proteica nell’arco della settimana – in alternativa si può scegliere una split upper/lower (un giorno dedicato ai muscoli della parte superiore del corpo ed un altro a quelli della parte inferiore).
Per chi è in viaggio o in vacanza – quando non si ha accesso regolare ad una palestra, 1 o 2 sessioni di allenamento in fullbody a settimana possono aiutarci a mantenere i nostri progressi.
In una fase di scarico attivo – 1 o 2 sessioni leggere di allenamento in stile fullbody a settimana possono aiutare in una fase di transizione da un mesociclo ad un altro.
Per gli atleti più avanzati – che hanno una maggior capacità di lavoro ed amano allenarsi ad alto volume.